Noto Antica
prima del 1970
"Non par vero che i discendenti così civili dei Notinesi, nè gli studiosi di storia, nè gli archeologi, tanto assidui nella ricerca di documenti del passato (...) non siansi mai dato pensiero di questa gemma, che è quì a fior di terra...
Venite voi, scienziati, archeologi e storici a esaminare quest'altura dove sono stratificate nientemeno che quattro civiltà (...) correte a vedere, prima che il tempo la scomponga, come giace la bella medioevale sul letto di morte..."
Venite voi, scienziati, archeologi e storici a esaminare quest'altura dove sono stratificate nientemeno che quattro civiltà (...) correte a vedere, prima che il tempo la scomponga, come giace la bella medioevale sul letto di morte..."
Carlo Ajraghi, Una Pompei Medioevale, 1894
Fu insieme grido di ammirazione e d'amore, e accorato rimprovero, l'opuscolo - rimasto famoso - che l'Ajraghi scrisse e pubblicò a Milano oltre un secolo fa, dopo aver visitato l'immenso campo di rovine del Monte Alveria.
Chi infatti, a parte i cercatori di tesori e i nobili collezionisti di antichità, si era mai posto il problema di riportare alla luce quelle vestigia che il tempo e gli uomini, già allora, lentamente distruggevano?
Solo qualche gesto pietoso di netini di alti sentimenti si era avuto nei due secoli successivi alla devastazione operata dal terremoto del 1693.
Agli inizi del Settecento il sac. Pietro Paolo Rizza vi aveva fatto costruire l'Eremo di S. Maria della Provvidenza, i cui eremiti rimasero a lungo custodi delle memorie del luogo.
Alla fine dell'Ottocento fu il Vescovo mons. Giovanni Blandini a recarvisi per benedire l'edicola eretta, al centro della città morta, a ricordo delle vittime del terremoto del 1693 e per celebrare, subito dopo, nell'Eremo di S. Maria della Provvidenza, la festa della Madonna.
Ci fu pure, in quegli anni, un Sindaco, l'avv. Giuseppe Fiaccavento, che compì un gesto di orgoglio municipale passato alla storia, il recupero dell'epigrafe del Ginnasio ellenistico, per impedire che l'archeologo Paolo Orsi la trasportasse al Museo di Siracusa.
Ma una precedente Amministrazione Comunale aveva, pochi anni prima, venduto delittuosamente il patrimonio storico della città, concedendone il sito in enfiteusi a privati, che in breve lo ridussero - come lamentò il cronista Puglisi - ad una vera e propria campagna.
Ma se Noto Antica entrò nella letteratura archeologica proprio in quegli anni, grazie ai saggi di Paolo Orsi (sollecitati dalla curiosità intellettuale del giovane universitario netino Concetto Buccheri), veri e propri segni di attenzione si ebbero solo a partire dagli inizi del Novecento, e sarebbe errato definirli culturali: ci furono ritrovamenti casuali, scavi abusivi compiuti da nobili, scavi autorizzati ma tendenti a finalità di carattere personale. E quasi sempre, da essi, derivò la spoliazione e la lenta distruzione dei resti dei monumenti scavati.
Bisognò attendere gli anni '60, con i saggi del prof. Gioacchino Santocono Russo e la sensibilità dimostrata dall'Amministrazione Adamo, perchè si accendesse una fiammata di interesse, culminata nel ritorno memorabile dell'Arca di S. Corrado fra i ruderi di quella che si riteneva la Chiesa Madre di S. Nicolò e nel primo tentativo, rimasto senza esito, di procedere al parziale riacquisto di quel sito onusto di storia.
Il 28 gennaio 1970 nasce l'I.S.V.N.A. Nelle pagine seguenti potrai ripercorrere la sua storia e le sue attività e conoscere i suoi programmi.
Noto Antica, la Porta della Montagna (1969)